Nativi digitali, web oriented, bamboccioni, generazione senza valori, generazione Y, schizzinosi.
Questi sono alcuni dei nomi con cui vengono etichettati i Millennials ovvero i nati tra gli anni 80 del secolo scorso ed inizio anni 2000. Sono i giovani d’oggi, gli iperconnessi, quelli che vivono di social e sui social. Ma chi sono veramente? Chi si nasconde dietro gli account protetti di Instagram, Twitter e Facebook? E come organizzano la propria esistenza nel mondo reale?
Il lavoro sembra essere la loro chimera, la tanto bramata luce in fondo al tunnel.
La maggior parte di essi cresce in funzione di ciò che diventerà da grande. La propria occupazione ed il proprio posto nel mondo, una volta diventati adulti, sembra essere il chiodo fisso dei genitori che investono nel futuro dei propri figli e dei figli stessi che si trovano nella condizione di dover dimostrare di riuscire in qualcosa.
Rispetto alle generazioni passate, quella dei Millennials è la generazione che ha studiato di più, che viaggia di più e che più di tutte abbatte muri, vivendo a stretto contatto con persone che provengono da ogni parte del mondo. Sono pronti a prendere treni, ad affrontare viaggi di ore in scomodi pullman a fronteggiare e gestire distacchi affettivi e traslochi pur di studiare per garantirsi un futuro proficuo, un lavoro, un’idea di stabilità economica.
Nel frattempo che la loro istruzione prende forma spesso decidono di cercare un lavoro part-time, molte volte si tratta di lavori sottopagati o che richiedono esperienza che il giovane in questione non può avere per forza di cose. Molti si laureano e la concorrenza aumenta in quasi tutti i settori dunque il tanto agognato pezzo di carta non garantisce un bel niente se non un bagaglio culturale personale da usare all’occorrenza. Una volta usciti dall’università, che mamma e papà hanno finanziato, si trovano una corona d’alloro in testa, una laurea in mano e nessun contratto di lavoro da firmare.
Ma quali sono i principali ostacoli che un giovane si trova a dover fronteggiare una volta conclusa la sua esperienza formativa?
1. LA MANCANZA DI ESPERIENZA
ESPERIENZA: è quel momento in cui entra in gioco la sensazione e come può un giovane che ha passato la maggior parte dei suoi anni chiuso prima in una scuola, poi all’università poter percepire “sensazioni” rispetto all’ambito in cui vorrebbe iniziare a lavorare?
Considerando il fatto che le università italiane offrono corsi di studi soprattutto teorici e per niente pratici il giovane in questione non può avere esperienza nell’ambito per cui ha studiato e questo non per colpa sua. I suoi genitori avranno pagato fior di quattrini per mantenerlo all’università e questo ha giovato certo alla costruzione di un bagaglio di nozioni teoriche ma purtroppo per lui non pratiche. Spesse volte qualche professore avrà avuto modo di sentenziare: “questa materia si impara sul campo, io vi fornirò le basi teoriche”. Ma la famosa esperienza sul campo è uno dei principali ostacoli che il giovane neo-laureato si trova a dover affrontare una volta fuori dalle mura dell’università.
2. DIFFICOLTA’ AD INSERIRSI NELL’AMBITO DI LAVORO PER CUI HA STUDIATO
La conseguenza inevitabile dovuta alla mancanza di esperienza è la difficoltà da parte del giovane a trovare il suo posto nell’ambito per cui ha studiato. Aspetto alquanto frustrante per uno che ha investito nella propria passione.
3. ESSERE SOTTOVALUTATI
Basta leggere come vengono etichettati i Millennials per capire che non sono una generazione ben vista in società. Pochi sono quelli disposti a credere in loro, a investire su di essi e a dargli fiducia.
4. INCERTEZZA
La poca fiducia che gli viene data, a volte, può portare il giovane a dubitare delle proprie capacità a chiedersi se davvero la strada intrapresa è quella giusta. Il giovane entra nel tunnel dell’incertezza che lo conduce a un senso di fallimento e a volte lo porta a cambiare rotta ed accontentarsi di quello che trova nonostante l’ aleggiante insoddisfazione.
5. SPOCCHIA
Un atteggiamento opposto al precedente potrebbe essere quello della presunzione che a volte investe i Millennials. Molti di essi sono consapevoli delle proprie capacità e spesso questa consapevolezza sfocia in uno smodato egocentrismo che li porta ad essere “choosy”, schizzinosi. Non sempre decidono di accettare le opportunità che incontrano sulla loro strada e questo contribuisce a farli rimanere sul piedistallo che si sono creati nel tempo e dal quale non hanno intenzione di scendere.
6. DISTANZE
Spesso capita che le opportunità di lavoro più consone si trovino a chilometri di distanza e non offrano nemmeno un lavoro stabile e duraturo nel tempo. In questi casi il giovane si chiede se il gioco può valere la candela. In alcuni circostanze il giovane è disposto a partire e ad investire tempo e denaro in qualcosa in cui crede nonostante l’incertezza, in altri casi il giovane scoraggiato dalle poche certezze decide di rimanere a casa e rinuncia in partenza a doversi spostare, per cosa poi? Uno stage all’estero che gli garantirà l’ennesima voce da inserire nel famoso curriculum vitae che il prossimo datore di lavoro sposterà nel trita documenti?
7. L’OPZIONE DI ANDARE ALL’ESTERO
Più che un ostacolo dovrebbe essere un’opportunità il fatto di poter essere un cervello in fuga, e infatti lo è, ma il problema resta nel fatto che un giovane che decide di andare all’estero per trovare lavoro difficilmente tornerà in Italia. Quella dell’estero dovrebbe essere un’opzione da poter prendere in considerazione, non la regola e l’unica possibilità da tenere presente per non essere disoccupato.
8. MANCANZA DI FONDI PER AVVIARE UNA PROPRIA ATTIVITÀ
Può capitare che un giovane abbia le idee chiare e l’intenzione di mettersi in proprio e diventare il datore di lavoro di se stesso ma spesso ciò è impossibile per via della mancanza di fondi e di persone disposte ad investire nel potenziale di una mente giovane e creativa.
9. TUTTO E SUBITO
C’è anche da dire che armandosi di buona volontà forse non si trova il lavoro dei propri sogni ma è sempre possibile fare qualcosa in attesa di tempi migliori. Un potenziale problema per i Millennials è rappresentato dal fatto che questi sono stati spesso abituati da mamma e papà ad avere tutto e subito e non a cercarlo con le proprie forze. Spesso si aspetta la manna dal cielo senza muovere un dito.
10. IPERCONNESSIONE
Forse può suonare strano ma essere iperconnessi potrebbe rappresentare un’arma a doppio taglio. La rete sicuramente può aiutare ma non è tutto: non può sostituire il rapporto umano, fisico, concreto, la prossemica. Nella comunicazione è importante anche la voce, l’estetica di una persona e come questa si comporta mentre è di fronte ad un’altra, i gesti, il modo di essere e tutto ciò che riguarda la persona nel concreto. L’energia che può trasparire da una persona in carne ed ossa non è la stessa che può venir fuori da un account.
Marianna Abruzzese
Millennial